Friday, November 5, 2010

Spacciatore di tortelli

C'era una volta una botteguccia piccola piccola dove un signore e sua moglie facevano la pasta a mano come la mia adorata bisnonna Annunziata.

Con amore sceglievano gli ingredienti, cuocevano il ripieno e preparavano la sfoglia.

Con amore ripiegavano i tortellini a mano uno per uno, arrotolavano cannelloni, arricciavano strozzapreti e trofie.

Al cliente che entrava nel loro negozio chiedevano quando avrebbe mangiato la loro pasta e come l'avrebbe condita lasciando spiazzati i più frettolosi e stralunati che presi dalla smania della corsa
quotidiana non avrebbero nemmeno saputo rispondere a domande più banali.

Quando impacchettava i tortellini, il mastro pastaio li spolverizzava di farina e li sistemava in modo che "stessero comodi" e che non si incollassero fra loro, ignaro della sorte del pacchetto che uscito dal negozio veniva delicatamente riposto in bauletti stipati di motorini, accanto a pc,
casco di riserva, borsa della palestra e busta della frutta.

Nonostante il trattamento subìto quei tortellini avevano un sapore antico e delicato, odoravano di madia di legno e caminetto acceso, di caldarroste e di pranzo di Natale.

Quei tortellini erano conditi di tradizione e di sapienza artigiana tramandata di madre in figlio per generazioni.

Quei tortellini nella metropoli della Susy li vendeva solo lui: il signore dalla barba bianca del negozietto della pasta.

Volendo lo si poteva chiamare in anticipo e prenotare pasta con ripieni di ogni tipo: radicchio, rucola e provola, spinaci, prosciutto e primo sale... ogni richiesta veniva esaudita, previo approvazione del mastro pastaio che non avrebbe mai accettato proposte di "cattivo gusto"(come quella della gnometta che voleva i cannelloni con wurstel e sottiletta).

Un giorno dei signori cattivi entrarono nel negozietto e cominciarono a trovare mille "problemi": la spianatoia di legno di famiglia, usata da sempre per stendere la sfoglia doveva essere sostituita con un freddo pianale di metallo, la cappa con i filtri e il tubo di sfiato non era a norma ed era necessario costruire una canna fumaria di 20 metri per raggiungere il tetto dell'edificio... i "problemi" erano tali e tanti che il mastro pastaio covertì il negozietto in uno spaccio di prodotti a
km zero e i clienti rimasero a bocca asciutta.

Passavano i giorni e i clienti iniziarono ad subire vere e proprie crisi di astinenza.

Uno ad uno e poi in gruppetti iniziarono a passare per il negozietto per controllare se, magari, qualche paladino del tortellino fosse riuscito a far riaprire l'adorata attività pastaiola.

All'aumento delle crisi di astinenza iniziarono a minacciare sit-in e scioperi della fame, fino a quando il mastro pastaio accettò di produrre su richiesta tortellini per i clienti più disperati.

Il mastro pastaio oggi spaccia tortellini.

La Susy furtiva si rifornisce regolarmente e si è fatta promettere dal barbuto artigiano un corso per imparare anche lei l'arte del tortellino.

Per ora ringrazia adorante il mastro pastaio spacciatore e ogni volta che assaggia un tortellino lo benedice con tutto il cuore.

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